Il prelievo forzoso del bambino di Padova a Cittadella è stato strumentalizzato e dato in pasto a certi media per attaccare la polizia, il CTU, i giudici ed il papà. Le persone costrette a giustificarsi per aver salvato un bambino hanno fatto emergere:
- che il bambino stava seguendo tranquillamente il padre, e che il ricorso alla forza si è reso necessario solo in seguito all’intervento dei familiari della madre, ai quali il bambino a chiesto “cosa devo fare?”.
- che una parente della madre ha ammesso che “se il modo non fosse stato quello, il bambino era ancora con noi”.
- che strumentalizzare il rifiuto dei bambini, è il “metodo” dei genitori alienanti e di alcuni avvocati che addirittura istruiscono i bambini a fare sceneggiate.
I fatti hanno dato ragione a chi ha disposto il salvataggio del bambino, che solo così è uscito dal vicolo cieco di anni di devastante contenzioso legale, utile per tutelare gli interessi economici degli avvocati ma non il benessere dei bambini.
Proponiamo un’ultima considerazione, forse la più importante:
- il prelievo forzoso pare aver contribuito al sorprendentemente rapido recupero del bambino.
Grazie al lavoro di esperti come il prof. Gardner è noto che solo l’allontanamento dal genitore alienante porta alla salvezza del bambino vittima di alienazione di grado grave, mentre ogni altra misura (cure psichiatriche per genitori alienanti, tutori, etc) di fatto contribuisce all’abuso dell’alienazione.
Anche dopo l’allontanamento, i bambini impiegano svariati mesi quando non addirittura uno o più anni per riprendersi dall’alienazione e tornare alla normalità.
Nel caso di Cittadella, il recupero è stato quasi immediato.
Tale “miracolo” può essere collegato all’altra peculiarità della vicenda: le modalità drammatiche dell’allontanamento. Il meccanismo psicologico è il seguente.
I bambini alienati esibiscono odio e disprezzo verso il genitore alienato, temendo di perdere l’affetto del genitore alienante se non si conformano alla sua volontà, ma in realtà vorrebbero essere salvati e tornare ad una vita normale. Ciò risulta da indagini psicologiche, e viene anche detto esplicitamente da adulti che hanno da piccoli subito l’abuso dell’alienazione.
Un bambino trascinato a forza è libero di pensare “la sceneggiata che dovevo fare per dare prova della mia lealtà la ho fatta, ma non potevo resistere alla forza”, e quindi di poter subito tornare a dimostrare i suoi veri sentimenti di affetto verso il genitore alienato senza per questo sentirsi in colpa o temere ritorsioni.
Il principio psicologico di base è lo stesso di quello dei programmi di recupero sviluppati negli Stati Uniti per aiutare i bambini vittime di alienazione genitoriale cercano di alleviare il loro senso di colpa (per aver “tradito” il genitore alienante) e di vergogna (per aver ceduto all’alienazione) offrendo loro una via di uscita adatta a “salvare la faccia” in un ambiente che permetta loro di fare esperienza in modo sicuro di sentimenti positivi verso un genitore che hanno trattato con disprezzo.