LA STAMPA: La Camera vara l'emendamento

02/02/2012 -

Sì alla responsabilità civile dei giudici
Governo battuto: "Il Senato corregga"




La Camera vara l'emendamento
della Lega, scoppia la polemica.
L'Anm: gravissima intimidazione

 
Roma

 Al secondo tentativo la Lega la spunta e riesce a far passare all’interno della Comunitaria, in un’Aula piena di assenti (non votano in 124), la norma sulla responsabilità civile dei magistrati: quella che prevede la responsabilità diretta delle toghe anche per la violazione manifesta del diritto, oltre che per i casi di dolo e colpa grave (già previsti dalla legge dopo il referendum dell’87).

La Camera approva infatti con 264 ’sì, 211 ’nò e 1 astenuto l’ emendamento del deputato del Carroccio, Gianluca Pini: lo stesso che aveva tentato, ma invano, identico ’blitz’ l’anno scorso sempre nella Comunitaria. L’Idv insorge, si appella al Colle, convoca una conferenza stampa con Di Pietro e i capigruppo per dire che esiste «una P2 Parlamentare» (una maggioranza trasversale anti-magistrati) e grida alla «vendetta» della Casta contro le toghe. Il Pd, parla di norma «incostituzionale», di nuovo «asse Lega-Pdl» e, con il capogruppo Dario Franceschini, chiede l’intervento del governo per cambiare la norma. A rispondere è il Guardasigilli Paola Severino (la cui assenza in Aula viene notata da molti Democrat) che si augura come «al Senato si possa discutere qualche miglioramento».

La magistratura annuncia barricate: l’Anm parla di «ritorsione» e di «mostruosità giuridica», mentre le correnti di Unicost e di MI, con un appello on-line, chiamano allo sciopero. In realtà l’emendamento, che secondo Pini «recepisce di fatto la sentenza della Corte di Giustizia europea», aveva ricevuto il parere contrario del governo e del relatore Mario Pescante perchè, a loro avviso, un tema così delicato si sarebbe dovuto affrontare in un testo ’ad hoc’. Ed era stato oggetto di una sorta di trattativa tra Terzo Polo, Pdl e governo. In una riunione convocata di prima mattina, infatti, alla presenza, tra gli altri, del presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno (Fli), di Roberto Rao (Udc), del capogruppo Pdl in commissione Enrico Costa e del governo, era stato siglato un «patto»: i berlusconiani avrebbero detto ’nò alla norma «anti-toghe» e in cambio si sarebbe messo a punto un ordine del giorno che impegnava il governo ad affrontare il tema della responsabilità civile dei magistrati in un apposito ddl da presentare in tempi «rapidissimi».

L’odg viene scritto e firmato, tra gli altri, da Rocco Buttiglione (Udc), Donatella Ferranti (Pd) e Costa. Ma non basta. Poco prima del voto, i berlusconiani rinunciano a intervenire in Aula (avrebbero criticato l’inserimento della norma nella Comunitaria definendola ’asistematicà), sapendo che tanto sarebbe stata «una battaglia persa». «Un’occasione così - ammette Elio Belcastro (NS) - non si ripeterà più e l’aspettiamo da troppo tempo». Sono anni, ricorda infatti Costa, che «tentiamo di far mettere il tema all’odg della commissione, ma non ci siamo mai riusciti. Si è sempre fatta "melina"». E, aggiunge, «dall’88 ad oggi, su 400 cause, ci sono state solo 4 condanne». Così, al ’riparò del voto segreto, la norma passa con almeno 34 voti del centrosinistra. Letto il risultato, salutato dagli applausi del centrodestra e da una sorta di ovazione per Pini, in Transatlantico si fanno i conti: per l’Idv «i traditori» sono 64, per il leader Udc Casini, 60. Ma molto dipende da come si valuta il gruppo Misto e se si contano gli ex-Responsabili. Secondo Bersani, il Pdl è ricorso a un «vecchio trucco» e ora il governo dovrà «vedersela» con loro. «Gli attacchi del Pd - replica il capogruppo Cicchitto che, secondo testimoni, avrebbe dato assicurazioni a Fini sulla ’tenutà dei suoi prima del voto - sono ingiustificati» perchè il Pdl, ricorda Costa, alla fine «ha lasciato libertà di voto».

Significativo il commento del segretario Alfano: «Chi sbaglia paga, anche i magistrati». Alla fine, la Comunitaria passa anche con il solo "no" dell’Idv. Ma se la norma non verrà tolta, avverte Rosi Bindi, al Senato il Pd dirà np all’intero ddl. Ma a Palazzo Madama, si ricorda nel Pdl, la maggioranza dei numeri «è ancora nostra e della Lega».
 
 
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