Quegli occhi voi non li avete visti, quegli occhi che scrutano, fissano, non si staccano da te, che non giudicano, che guardano dentro l'anima e con il loro silenzio eloquente non chiedono nulla se non introspezione dell'anima.
Quegli occhi non sognano, vivono attimo dopo attimo, giorno dopo giorno ma sono capaci di lasciarti inerme di fronte alla loro profondità.
Quegli occhi io gli ho visti: hanno tanti nomi e non chiedono null’altro che essere amati.
Quegli occhi li ho portati con me in Italia, mi hanno accompagnata nei giorni successivi al mio rientro, li porto sempre con me e mi fanno tante domande, mi suscitano tante riflessioni.
Quegli occhi mi hanno chiesto del tempo e gliel'ho concesso, mi hanno chiesto preghiere ed ho pregato per loro… Adesso mi stanno chiedendo il cuore...
Ma il mio cuore non ha più lo stesso battito; ha un ritmo irregolare da quando sono rientrata. Quando penso agli angeli neri accelera e decelera all'impazzata, sento che mi esce quasi dal petto… Non lo controllo più…
I miei occhi. Dovete vederli i miei occhi, lucidi, piccoli, profondi e pieni di un amore credo non umano, inimmaginabile. Mi sento logorata e consumata da quello che tutti chiamano mal d'Africa. Non c'è notte che passi senza pensare a quegli occhi che mi mettono in discussione.
Il mio cuore… Dovete vedere il mio cuore con il suo ritmo irregolare che non sa più dove andare in questa società che sembra non appartenermi. Il mio cuore si arresta nel vedere la gente vivere con superficialità, che vive di falsi rapporti, alcuni distruggono il dono più prezioso che gli è stato concesso: la vita!
La gente non comunica più con sincerità, si sopportano ma non si supportano, si guardano ma non si incoraggiano, si incontrano ma non si vivono, non si amano, sono tra loro indifferenti. Mi sento un pesce fuor d'acqua e non riesco a mettere fuori l’universo e la profondità della mia anima. Sento l’incapacità di spiegare la felicità nella povertà assoluta che ho visto.
Come faccio a condividere le speranze di questi bambini che vivono senza possibilità?
Come faccio a spiegare ai miei coetanei i sorrisi di quei bambini e la felicità dei piccoli gesti, in un abbraccio sincero, senza aver bisogno di affogare le proprie ansie nell'alcol o droga?
È con quegli stessi occhi: che spiegherò, e spiego, ai bimbi occidentali, in qualità di educatrice, che non è vero che sono nati nella “parte giusta” del mondo ma solo in quella in cui ci sono più possibilità di realizzare i loro sogni perciò non devono smettere di sognare e sperare.
Con tutte queste domande e riflessioni, mi rifugio in un tramonto arancione mozzafiato, tra il rumore delle onde del mare settembrino consapevole che la mia vita non sarà più la stessa ed il mio cuore, con il suo ritmo irregolare, sarà per sempre alla ricerca di un nuovo equilibrio.
Noicattaro, 15/09/2019 Lorella Ditoma